“Condivisione di percorsi diagnostico-terapeutici per l’ADHD in Lombardia”
Capofila UONPIA Azienda Ospedaliera “Spedali Civili di Brescia”
Sintesi del contenuto del progetto
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è una delle più frequenti sindromi neuropsichiatriche
infantili descritte in letteratura. È caratterizzato da un insieme di sintomi ben definiti, che sono l’iperattività
motoria, l’impulsività e l’inattenzione. I ragazzi con ADHD hanno in genere un’intelligenza nella norma, ma
frequentemente vi sono altre diagnosi contemporaneamente presenti (comorbilità), che complicano il
quadro.
In base ai dati della letteratura anglosassone, in Lombardia dovrebbero esservi circa 40.000 ragazzi affetti
da ADHD (4% della popolazione tra 6 e 18 anni). I pochi dati epidemiologici italiani danno però prevalenze
più basse, intorno al 2% o anche meno, con un’attesa di circa 20.000 bambini e ragazzi.
E’ molto dibattuto se la prevalenza italiana più bassa sia legata a fattori protettivi ambientali (un maggiore
capitale sociale nel territorio ed una scuola cooperativa e non competitiva), ad una tolleranza della
sintomatologia da parte dell’ambiente o alla mancata diagnosi.
Gli interventi cardine sono quelli sull’ambiente di vita, quelli cioè che da un lato portano l’ambiente a
modificarsi per meglio rispondere alle necessità del bambino, e dall’altro supportano il bambino nello
sviluppo di strategie che gli permettano di aggirare il problema (interventi informativi, formativi ed educativi
per genitori, insegnanti e bambini/ragazzi, interventi psicoterapici ecc).
Solo in una piccola percentuale dei casi è necessario affiancare a questi interventi un trattamento
farmacologico, e secondo le Linee Guida il farmaco di prima scelta è il metilfenidato. I farmaci hanno la
funzione di alleggerire i sintomi nelle situazioni di maggiore gravità, per consentire agli altri interventi di avere
maggiore efficacia.
In Italia i farmaci specifici per l’ADHD sono presenti dal 2007, e la loro prescrizione è possibile solo in Centri
di Riferimento per l’ADHD dei Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, attraverso
l’inserimento dell’utente in un Registro nazionale, tutelandone l’anonimato e solo in presenza di
un’impostazione globale del progetto terapeutico. L’individuazione dei Centri è competenza delle Regioni,
ed è stata effettuata da Regione Lombardia nel 2007.
L’introduzione in Italia dei farmaci per l’ADHD aveva inizialmente destato molta preoccupazione, poiché vi
sono paesi nel mondo, come gli Stati Uniti, in cui il loro uso è massiccio e ingiustificato.
A due anni dall’avvio del Registro Nazionale dell’ADHD, non vi è invece stato alcun aumento incontrollato
delle prescrizioni di psicostimolanti, e i ragazzi in trattamento farmacologico in Regione Lombardia al 31
dicembre 2009 erano 181, mentre in tutta Italia erano circa 2000.
L’analisi approfondita dei dati del Registro relativa al territorio regionale sugli anni 2007-2008-2009 ha
evidenziato che
- • gli utenti in terapia farmacologica per ADHD in Lombardia sono prevalentemente utenti con ADHD
complessa e elevata comorbilità (77%)
- • molti Centri hanno partecipato all’attività di monitoraggio attivata con l’Istituto di Ricerche
Farmacologiche “Mario Negri” o hanno attivato momenti di raccordo e confronto tra loro
- • ciononostante, vi è una notevole disomogeneità nei percorsi diagnostici effettuati presso i diversi
Centri
- • nel 93% degli utenti sono stati effettuati trattamenti non farmacologici a fianco del trattamento
farmacologico, come da linee guida
- • solo nel 20% dei casi però è stato possibile garantire al singolo utente l’intero range degli interventi
non farmacologici previsti dalle linee guida
- • la maggior parte degli utenti sono arrivati ai Centri direttamente e non su invio dei Servizi Territoriali
di NPIA, presso i quali avrebbe dovuto essere effettuata la prima fase della valutazione, come da
protocollo diagnostico-terapeutico dell’Istituto Superiore di Sanità.
- • molti degli utenti seguiti dai Centri non sono in terapia farmacologica, e non essendo prevista la loro
inclusione nel registro, non si sa nulla dei loro percorsi e dei reali dati di prevalenza
- • la scarsità di risorse non ha consentito di attivare azioni formative per i servizi territoriali, i pediatri di
base, le scuole e le famiglie, né di produrre materiali informativi
Appare quindi necessario migliorare l’appropriatezza dei percorsi per gli utenti con ADHD e per le loro
famiglie, attraverso una messa in rete dell’esistente e una condivisione delle buone pratiche tra i Centri,
valorizzando le competenze che si sono sviluppate in questi anni e favorendone la diffusione.
Il presente progetto intende quindi:
- • rilevare ed analizzare in maggior dettaglio i percorsi diagnostico-terapeutici esistenti per tutti gli
utenti con diagnosi di ADHD e non solo per quelli in trattamento farmacologico
- • mantenere una attenta farmacovigilanza attiva
- • garantire la formazione specialistica per gli operatori dei Centri sugli interventi diagnostici e
terapeutici, con particolare attenzione agli interventi di parent, child e teacher training e la
successiva formazione permanente
- • garantire una formazione e informazione adeguata a pediatri, operatori dei servizi territoriali di NPIA,
scuole e famiglie
- • sostenere la produzione e diffusione di materiali informativi
- • attivare incontri periodici di monitoraggio e confronto tra i Centri
- • strutturare percorsi diagnosi e terapeutici condivisi tra i Centri
- • realizzare un network stabile dei Centri di Riferimento per l’ADHD in Lombardia
Il progetto coinvolge 18 Centri di Riferimento Regionali per l’ADHD, afferenti alle UONPIA di Brescia,
Bergamo, Como, Cremona, Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Milano, Fondazione IRCCS “Casimiro
Mondino” Pavia, Garbagnate, Lecco, Legnano, Lodi, Mantova, Milano Fatebenefratelli, Niguarda, San Paolo,
Vallecamonica, Valtellina, Varese, l’Istituto Eugenio Medea di Bosisio Parini (LC) e il Laboratorio per la
Salute Materno-Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Capofila del Progetto è la UONPIA della Azienda Ospedaliera “Spedali Civili di Brescia”
Verrà attivato un Comitato Tecnico-Scientifico di progetto che garantirà il coordinamento scientificoorganizzativo
e il monitoraggio delle attività.
Il costo complessivo del progetto è di 400.000 euro/anno, ed è opportuno per stabilizzare i risultati attraverso
il proseguimento su 3 anni, al termine dei quali ridefinire le attività.
PROGETTO DETTAGLIATO
“Condivisione di percorsi diagnostico-terapeutici per l’ADHD in Lombardia”
I - ANALISI DEL BISOGNO
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è una delle più frequenti sindromi neuropsichiatriche
infantili descritte in letteratura.
È caratterizzato da un insieme di sintomi ben definiti, che sono l’iperattività motoria, l’impulsività e
l’inattenzione. Apparentemente possono sembrare comportamenti che hanno tutti i bambini, ma per poter
parlare di ADHD non solo i sintomi devono essere gravi, ma devono essere presenti in più ambienti di vita
contemporaneamente (non solo a scuola, ma con gli amici, da solo, a casa, ecc) e soprattutto tali da
compromettere il funzionamento del ragazzino in più aree (apprendimento, relazioni con gli altri ecc), e
devono avere avuto inizio prima dei 7 anni di età.
In base ai dati della letteratura anglosassone, in Lombardia dovrebbero esservi circa 40.000 ragazzi affetti
da ADHD (4% della popolazione tra 6 e 18 anni). I pochi dati epidemiologici italiani danno però prevalenze
più basse, intorno al 2% o anche meno, con un’attesa di circa 20.000 bambini e ragazzi.
E’ molto dibattuto se la prevalenza italiana più bassa sia legata a fattori protettivi ambientali (un maggiore
capitale sociale nel territorio ed una scuola cooperativa e non competitiva), ad una diversa tolleranza della
sintomatologia da parte dell’ambiente o alla mancata diagnosi.
La diagnosi è codificata, non può quindi essere effettuata se non ci sono gli elementi richiesti dalle
classificazioni internazionali, e può avvenire solo in seguito a una valutazione clinica approfondita da parte di
uno specialista neuropsichiatra infantile, con il supporto di un’equipe multidisciplinare. La compilazione da
parte dei genitori e/o degli insegnanti di questionari di qualunque tipo non è sufficiente per la diagnosi,
mentre può essere utile per decidere se serve chiedere in modo mirato la valutazione specialistica.
La complessità della diagnosi comporta l’uso di strumenti adeguati che consentano di valutare la presenza
dei sintomi nei diversi contesti di vita del bambino, fra cui:
- • interviste diagnostiche semi-strutturate (K-SADS-PL, PICS IV o altro);
- • scale di valutazione dei sintomi di ADHD e dei sintomi di disturbo dirompente del comportamento
(ADHD RS o SNAP-IV, CGI-ADHD-S o altro);
- • questionari per i genitori e per gli insegnanti (CPS o CBCL o altro);
- • valutazione livello cognitivo (WISC-R, LEITER-R, o altro);
I ragazzi con ADHD hanno in genere un’intelligenza nella norma, ma frequentemente vi sono altre diagnosi
contemporaneamente presenti (comorbilità), che complicano il quadro, e la cui presenza deve essere
approfondita, ad esempio attraverso:
- • valutazioni dei disturbi dell’apprendimento (Prove MT, batterie di valutazione della dislessia, dei
disturbi di calcolo ecc);
- • scale di autovalutazione per ansia e depressione (MASC e CDI)
cui eventualmente si aggiungono altri strumenti in base alla singola situazione clinica.
Come nella maggior parte dei disturbi, sembra esserci una predisposizione costituzionale (c’è chi è più a
rischio degli altri, ma non è detto che si ammali), che si intreccia con l’effetto dell’ambiente (il rischio di
ammalare aumenta se alla predisposizione si aggiungono fattori negativi ambientali, mentre diminuisce in
presenza di fattori protettivi ambientali). I bambini ADHD fanno oggettivamente molta più fatica dei propri
coetanei in attività apparentemente banali da seguire, e hanno bisogno di precise modifiche dell’ambiente
che li circonda, soprattutto scolastico (attività didattiche strutturate e prevedibili, organizzate su tempi brevi e
alternati a pause; organizzazione facilitante degli spazi nella classe; forte sottolineatura degli aspetti positivi
ecc). Non vi sono “colpe” della famiglia (che spesso purtroppo viene accusata ingiustamente dagli amici e
dai parenti di “non educare bene” il proprio figlio), ma molte fatiche a trovare modi adatti all’interazione e
all’educazione di bambini che hanno bisogni molto specifici e diversi da quelli che hanno avuto altri figli nella
stessa famiglia. L’ambiente scolastico “classico”, con lezioni frontali e bambini fermi nei banchi è molto
faticoso per le persone con ADHD (come per quelle con autismo, paralisi cerebrale infantile o altre difficoltà
e specificità di qualunque genere).
È quindi fondamentale poter garantire interventi mirati a modificare l’ambiente di vita, che da un lato portino il
contesto a modificarsi per meglio rispondere alle necessità del bambino, e dall’altro supportino il bambino
nello sviluppo di strategie che gli permettano di aggirare il problema.
Tra gli interventi sul contesto, un ruolo fondamentale hanno gli interventi cognitivo-comportamentali, indicati
in tutte le linee guida, e in particolare:
• Interventi di Parent Training
Si tratta di cicli di incontri di gruppo rivolti ai genitori, volti a sostenerli nelle difficoltà che incontrano
quotidianamente con il figlio, con l’obbiettivo di migliorare la relazione genitori-figlio attraverso la
comprensione e la gestione dei comportamenti problematici. Vengono condivise con i genitori le
caratteristiche del disturbo, per evitare che venga attribuita la colpa dei comportamenti alla cattiva
volontà dei ragazzi, ed approfondite insieme le situazioni che peggiorano i sintomi o che li
migliorano, e condivise possibili strategie per affrontare e gestire le situazioni quotidiane. I parent
training sono mirati e tendono a tenere separate le problematiche coniugali dagli aspetti relativi
all’educazione dei figli. Gli incontri servono a preparare i genitori al cambiamento e hanno l’obiettivo
di rendere espliciti i pensieri e i comportamenti nei confronti del figlio. Le strategie educative usuali
possono infatti non essere sufficienti per i bambini con ADHD, che sono facilmente disorientati
dall’organizzazione delle attività quotidiane.
• Interventi di Teacher Training
Cicli di incontri con gli insegnanti, in cui si condividono strategie per il lavoro con lo studente, per la
sua gestione all’interno della classe, e modalità per facilitare gli apprendimenti. Il coinvolgimento
degli insegnanti fa parte integrante ed essenziale di un percorso terapeutico per il trattamento del
bambino con ADHD. La procedura di consulenza sistematica implica un considerevole investimento
di tempo in quanto prevede incontri regolari durante tutto l’anno scolastico, con una frequenza
quindicinale per i primi tre mesi e mensile nel periodo successivo cui sarebbe auspicabile
partecipasse l’intero team di insegnanti, per quanto riguarda le scuole elementari, e i docenti col
maggior numero di ore settimanali, nel caso delle scuole medie inferiori. Gli obiettivi degli incontri
riguardano sia il completamento del quadro diagnostico, anche attraverso l’ausilio di questionari
standardizzati, sia la condivisione di informazioni relative alle caratteristiche del ADHD e al
trattamento che viene proposto. Particolare attenzione viene data a come migliorare la relazione con
l’alunno e strutturare l’ambiente classe in base ai suoi bisogni e alle sue caratteristiche, nonché a
come utilizzare specifiche procedure di modificazione del comportamento. La conoscenza di una
serie di informazioni dettagliate sulle caratteristiche del disturbo consente infatti all’insegnante di
assumere un atteggiamento più costruttivo nel rapporto con il bambino. L’acquisizione delle
competenze di sui sopra richiede continuo raccordo con lo psicologo o il pedagogista ed una
frequente supervisione.
• Interventi di Child Training
Cicli di incontri per aiutare il ragazzo ad essere consapevole delle proprie difficoltà e ad apprendere
ed utilizzare strategie alternative di comportamento per ridurre gli atteggiamenti impulsivi e la
disattenzione. Durante gli incontri si lavora con il ragazzo su: Autoistruzione, problem-solving,
attribuzioni, autovalutazione, autorinforzo, gestione delle emozioni, abilità sociali, controllo rabbia e
frustazione, abilità comunicative.
E’ importante sottolineare che ogni terapia va adattata alle caratteristiche specifiche del bambino e del suo
contesto di vita. L’effettiva scelta terapeutica è basata sulla valutazione di diversi fattori, tra cui la comorbilità,
la situazione familiare (in particolare il livello socio-economico e il vissuto dei genitori stessi), la
collaborazione con la scuola, la possibilità per i genitori di recarsi frequentemente presso il servizio di
riferimento. E’ quindi possibile che vengano attivati altri interventi terapeutici ad integrazione di parent,
teacher e child training.
Solo in una piccola percentuale dei casi è necessario affiancare a questi interventi un trattamento
farmacologico, ed il farmaco di prima scelta (secondo le Linee Guida e il Protocollo Diagnostico-Terapeutico
del Registro nazionale ADHD) è il metilfenidato. I farmaci hanno la funzione di alleggerire i sintomi nelle
situazioni di maggiore gravità, per consentire agli altri interventi di avere maggiore efficacia.
In Italia i farmaci specifici per l’ADHD (Metilfenidato e Atomoxetina) sono presenti dal 2007, e la loro
prescrizione è possibile solo in Centri di Riferimento per l’ADHD dei Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza, attraverso l’inserimento obbligatorio dell’utente in un Registro Nazionale, tutelandone
l’anonimato, e solo in presenza di un’impostazione globale del progetto terapeutico.
L’individuazione dei Centri è competenza delle Regioni, ed è stata effettuata da Regione Lombardia nel
2007, attraverso l’autocertificazione dei requisiti indicati nel Protocollo AIFA pubblicato nella GU n. 95 24
aprile 2007.
L’introduzione in Italia dei farmaci per l’ADHD aveva inizialmente destato molta preoccupazione, poiché vi
sono paesi nel mondo, come gli Stati Uniti, in cui il loro uso è massiccio e ingiustificato.
A due anni dall’avvio del Registro Nazionale dell’ADHD, non vi è invece stato alcun aumento incontrollato
delle prescrizioni di psicostimolanti, e i ragazzi in trattamento farmacologico in Regione Lombardia al 31
dicembre 2009 erano 181, mentre in tutta Italia erano circa 2000.
L’analisi approfondita dei dati del Registro relativa al territorio regionale sugli anni 2007-2008-2009 ha
evidenziato che:
- • gli utenti che hanno iniziato una terapia farmacologica per ADHD in Lombardia sono nell’ 86% dei
casi utenti maschi, con un’età compresa fra i 6 e i 17 anni, con una scolarizzazione compresa fra la
1° elementare e la 4° superiore.
- • Per 118 pazienti (65%) è stata indicata almeno una familiarità nota per alcune patologie (le più
frequenti sono state lo stesso ADHD, e disturbi di apprendimento).
- • Il 53% dei pazienti è nato dopo una gravidanza fisiologica (parto eutocico a termine); 26 (14%) in
seguito ad una gravidanza patologica. I nati da parto cesareo sono stati 18 (10%). 15 pazienti sono
nati pretermine, mentre 7 post termine. 34 pazienti (19%) hanno manifestato problemi dello sviluppo
(in particolare ritardo del linguaggio e ritardo motorio).
- • 18 pazienti sono stati adottati, in altri 6 casi il padre è assente, mentre la madre lo è in un caso
(14%). 126 pazienti (70%) hanno fratelli, 106 ne hanno più di uno (59%). 7 pazienti hanno un fratello
gemello (2 pazienti sono gemelli fra loro).
- • La percentuale dei trattenimenti (29 pazienti) è considerevolmente maggiore rispetto alla media
regionale nello stesso periodo (16 vs 5,3%). Il 33% dei pazienti risulta usufruire del sostegno
scolastico, mentre la media nazionale si attesta attorno al 2%.
- • Oltre ai 3 sintomi specifici (inattenzione, iperattività e impulsività) gli utenti presentavano anche altri
sintomi (150 pazienti, 73%) fra cui i più frequenti sono stati: problemi scolastici (66% dei pazienti),
problemi di apprendimento (49%), oppositività/provocatorietà (43%) e problemi di socializzazione
(33%). Questi 4 sintomi sono presenti contemporaneamente in 9 casi (5%), mentre ne sono presenti
3 contemporaneamente in 31 casi (17%).
- • La diagnosi prevalente è ADHD complessa (80%) in comorbilità con altri disturbi (77%); è inoltre
frequente la presenza di più di una comorbilità ed in particolare di disturbi dell’apprendimento e
disturbo oppositivo/provocatorio, che sono contemporaneamente presenti in 25 pazienti (15% del
totale).
- • Si è rilevata una notevole disomogeneità nei percorsi diagnostici effettuati presso i diversi Centri, e
nessuno strumento diagnostico è stato utilizzato nella totalità dei casi. Gli utenti che risultano valutati
con approccio multidimensionale secondo quanto previsto dal protocollo dell’ISS sono 53 (29% del
totale), valutati con: K-SADS, CPRS, CTRS e WISC.
- • 129 pazienti hanno iniziato il trattamento con atomoxetina (71%), 52 con metilfenidato. 18 pazienti
(10%) hanno sostituito il farmaco iniziale (16 pazienti all’inserimento nel Registro risultavano già in
trattamento farmacologico: 4 con atomoxetina e 12 con metilfenidato). Attualmente sono in terapia
farmacologica 134 pazienti. Durante tutto il periodo di monitoraggio i trattamenti interrotti sono stati
47 (17 dei quali iniziati con metilfenidato e 30 con atomoxetina) di cui 11 per evoluzione positiva ed
altrettanti a causa della comparsa di eventi avversi e per inefficacia del farmaco. I trattamenti ancora
in corso lo sono da almeno un mese fino ad un massimo di quasi 3 anni, la mediana si attesta
attorno all’anno e mezzo.
- • Sono stati rilevati effetti collaterali in 65 pazienti (36% del totale). Il 10% degli effetti collaterali rilevati
riguarda i soggetti in trattamento con metilfenidato. In corso di terapia farmacologica sono stati
segnalati 22 eventi avversi in 14 pazienti (8%, 5 dei quali hanno manifestato più di un evento
avverso). Per 6 pazienti è stato necessario sospendere la terapia. Dei 14 pazienti con eventi avversi,
2 avevano iniziato il trattamento con metilfenidato, 10 con atomoxetina e una aveva iniziato il
trattamento con atomoxetina, ma al momento della manifestazione dell’evento avverso stava
assumendo metilfenidato (ATX 11 pazienti, 8%; MPH 3 pazienti, 5%).
- • Il 93% degli utenti ha ricevuto trattamenti non farmacologici a fianco del trattamento farmacologico, il
70% ha ricevuto interventi di counseling, il 52% di parent training, il 26% una terapia
cognitivocomportamentale, il 24% child training, il 19% psicoterapia psicodinamica, il 11% terapia
familiare. Altri interventi terapeutici sono stati effettuati a più di un quarto dei pazienti (i più frequenti
sono logopedia e psicomotricità).
- • Solo nel 20% dei casi è stato però possibile garantire al singolo utente l’intero range degli interventi
non farmacologici previsti dalle linee guida (terapia psicofarmacologica associata a counseling e ad
una terapia cognitivo-comportamentale) ed in soli 8 (4%) casi è indicato come “altro” intervento il
teacher training.
- • La maggior parte delle famiglie sono arrivate ai Centri direttamente (47%) e non su invio dei Servizi
Territoriali di NPIA (31%), presso i quali avrebbe dovuto invece essere effettuata la prima fase della
valutazione, come da protocollo diagnostico-terapeutico dell’Istituto Superiore di Sanità
Si tratta di dati che se da un lato confermano quanto descritto in letteratura (in termini di prevalenza di
genere, sottocategoria diagnostica e presenza di comorbilità), dall’altro se ne discostano nettamente (la
prevalenza di utenti con ADHD in trattamento farmacologico è notevolmente più bassa di quella riportata in
letteratura, e pone interrogativi su quale sia la prevalenza complessiva del disturbo stesso in Lombardia e
perché). L’importanza di meglio approfondire questi e altri aspetti è emersa fortemente nel corso dell’attività
di monitoraggio dei dati del Registro effettuata nel corso del 2009 dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche
“Mario Negri” con i Centri.
La finalità degli incontri effettuati era non solo garantire un miglioramento nella qualità dei dati inseriti nel
Registro ma anche attivare un confronto fra i diversi Centri sui dati e sui percorsi. Ciò ha facilitato la
condivisione di alcune criticità complessive, ed ha particolarmente evidenziato la necessità di trovare
modalità per ricostruire i percorsi di tutti gli utenti con ADHD e non solo di quelli in terapia farmacologica.
Molti degli utenti seguiti dai Centri non sono infatti in terapia farmacologica, e non essendo prevista la loro
inclusione nel Registro, non si ha la possibilità di conoscerne i reali dati di prevalenza nè tantomeno i
percorsi.
Altri aspetti critici da approfondire per comprendere a cosa siano effettivamente connessi riguardano la
rilevante disomogeneità dei percorsi valutativi messi in atto dai diversi Centri, nonché lo scarso utilizzo di
alcuni degli interventi non farmacologici e la maggiore variabilità di essi rispetto all’atteso. Le differenze
potrebbero essere riconducibili sia alle scarse risorse disponibili che a carenze formative (problema questo
fortemente sottolineato dagli operatori dei Centri, in particolare relativamente agli interventi non
farmacologici) o a differenti approcci culturali esistenti nei Servizi, ma anche a variabili cliniche specifiche
non sufficientemente considerate nella predisposizione delle Linee Guida.
L’elevata percentuale di accessi diretti da parte dei genitori ai Centri sembra evidenziare una difficoltà nel
lavoro di rete tra Centri e Neuropsichiatria territoriale e viceversa, anch’essa meritevole di un
approfondimento mirato. In quasi nessuna realtà è stato finora possibile attivare iniziative informative e
formative e per i servizi territoriali, i pediatri di base, le scuole e le famiglie, né produrre materiali informativi
specifici per l’utenza.
Un altro aspetto meritevole di approfondimento riguarda i criteri di scelta della terapia farmacologica, che dai
dati del Registro appare stabilmente orientata verso il farmaco di seconda scelta e non quello di prima
scelta, in modo ancora più marcato di quanto rilevato a livello nazionale.
Particolarmente interessante appare il confronto con i dati di 5 Centri (Brescia, Bergamo, Cremona, Milano
Fatebenefratelli, Milano Niguarda) che avevano attivato incontri di raccordo e confronto trimestrali a partire
dal gennaio 2005, con la supervisione di un neuropsichiatra infantile proveniente da uno dei centri di
eccellenza nazionali, per approfondire gli aspetti diagnostici (condivisione di strumenti di valutazione,
codifica diagnostica, discussione di casi a diagnosi incerta, ulteriori approfondimenti diagnostici). In seguito
all’attivazione del registro, gli incontri sono stati effettuati ogni due mesi e sono stati approfonditi anche gli
interventi terapeutici sia farmacologici che non farmacologici.
Da gennaio 2005 a gennaio 2009, su 2713 prime visite complessive giunte ai servizi territoriali dei 5 centri
per disturbi di comportamento, apprendimento, condotta ecc nella fascia di età 4-16 anni, sono state
effettuate 395 diagnosi di ADHD, pari al 14%. L’età media al momento della diagnosi è stata di 10 anni, con
una discreta variabilità tra Centri (dai 12 anni agli 8.5 anni). Il livello intellettivo si è confermato nella norma,
con QIT medio di 97.9 sostanzialmente omogeneo tra centri.
La diagnosi è stata di ADHD Sottotipo Combinato nell’ 87% dei casi, Sottotipo Inattentivo nell’11%, Sottotipo
Iperattivo-Impulsivo nel 2%.
Tutti i soggetti in carico hanno ricevuto trattamenti psicosociali, a prescindere dall’eventuale farmacoterapia,
ed il trattamento farmacologico è stato introdotto nei casi più severi o cronici, 55 soggetti sul totale di 395
(14%). Anche in questo caso, solo una parte degli utenti hanno potuto ricevere l’intero range dei trattamenti
previsti. Molte famiglie si sono dovute rivolgere privatamente, trovando anche qui risposte insufficienti per la
scarsa presenza di operatori in grado di erogare tali interventi.
E’ inoltre emerso come il lavoro di rete con il territorio sia attuabile più facilmente in contesti periferici, quali
Bergamo, Brescia e Cremona piuttosto che in una realtà metropolitana complessa come quella di Milano.
Alla luce di quanto descritto, appare necessario approfondire quanto rilevato per meglio comprendere quali
siano stati i determinanti significativi, e contemporaneamente agire per migliorare l’appropriatezza dei
percorsi per gli utenti con ADHD e per le loro famiglie, attraverso una messa in rete dell’esistente e una
condivisione delle buone pratiche tra i Centri, valorizzando le competenze che si sono sviluppate in questi
anni e favorendone la diffusione e l’integrazione.
Il monitoraggio delle reazioni avverse in corso di terapia con psicostimolanti era uno dei mandati
dell’Agenzia Nazionale sul Farmaco (AIFA) alla costituzione del Registro nell’ambito di una serie di iniziative
volte a garantire un uso razionale dei farmaci per i bambini. I dati sinora raccolti documentano effetti
collaterali e reazioni avverse potenzialmente attese e già descritte ma in una modalità che consente, per la
prima volta, di quantificarne la prevalenza e la gravità e di consentire provvedimenti regolatori basati su
quanto riscontrato nella pratica a livello nazionale e non mutuato da segnalazioni internazionali.
Il mantenimento della farmacovigilanza attiva resta quindi un ulteriore importante obiettivo da perseguire per
garantire la sicurezza degli stessi farmaci oltre che per scongiurarne un uso eccessivo o improprio,
specialmente in una fascia di età delicata come quella evolutiva.
II - PIANO DI INTERVENTO
Le attività previste dal progetto sono organizzate su 3 sottoprogetti paralleli e sinergici.
Sottoprogetto 1
Analisi dei percorsi esistenti in Lombardia per l’ADHD
Per poter giungere a strutturare percorsi diagnostico terapeutici condivisi e fattibili, un passaggio chiave è
rappresentato dall’analisi di quali siano i percorsi effettivi esistenti, e quali siano gli elementi che
determinano la scelta dell’uno o dell’altro in base alle singole forme di ADHD ed ai contesti specifici, e quali
siano poi gli esiti conseguenti, inclusa la soddisfazione degli utenti nei confronti del servizi erogati e la qualità
di vita delle famiglie.
I dati finora raccolti del registro nazionale per la Regione Lombardia hanno consentito di cominciare ad
intravedere alcune criticità ma non di completarne l’analisi, né di poter programmare efficaci strategie di
miglioramento.
In particolare, mancano completamente nel registro le informazioni relative agli utenti con ADHD non in
trattamento farmacologico e alle loro famiglie, sia in termini di prevalenza che di percorsi diagnostici e
terapeutici.
Pertanto appare necessario strutturare un database che consenta, con modalità agevoli e flessibili, di
raccogliere informazioni relative a:
- • dati anagrafici e anamnestici
- • percorsi di valutazione
- • diagnosi
- • interventi terapeutici, sia farmacologici che non
Con il supporto del Laboratorio per la Salute Materno-Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario
Negri” verrà quindi strutturato un database ad hoc e saranno raccolti e monitorati i percorsi messi in atto. Le
informazioni raccolte saranno periodicamente analizzate ed i risultati di detta analisi verranno restituiti nel
corso di incontri periodici dei Centri e discussi in costante raccordo con il sottoprogetto 3 per poter valutare i
miglioramenti attuabili.
Sottoprogetto 2
Formazione e informazione
Elemento chiave emerso dalla condivisione delle criticità tra i Centri è rappresentato dalla carenza
generalizzata di informazione e formazione relativa all’ADHD. La mancanza di informazioni corrette sul
disturbo tra pediatri, insegnanti e famiglie porta a diagnosi tardive, in fasi della vita dei ragazzi nelle quali più
difficile diventa la messa in atto di strategie di supporto a casa e a scuola, e soprattutto nelle quali rischia di
essersi già strutturata un’immagine negativa dei ragazzi ed un disturbo cronicizzato. La mancanza di
percorsi formativi mirati è poi particolarmente rilevante per quanto riguarda la effettiva possibilità di mettere
in atto adeguati interventi cognitivi-comportamentali nei servizi, in particolare territoriali.
Il progetto prevede quindi l’attivazione di eventi formativi a cascata (ai Centri; ai servizi territoriali; localmente
nei singoli territori ai pediatri, agli insegnanti e alle famiglie), sistematizzando ed integrando le attività già
messe in atto da alcuni Centri di Riferimento nonché dall’IRF MN in questi anni.
Prevede anche la predisposizione e stampa di materiali divulgativi sull’ADHD, attraverso la condivisione e
messa in comune di quanto già predisposto da alcuni Centri e la strutturazione di nuovi materiali utili per
l’utenza.
Più nello specifico, il sottoprogetto 2 intende:
- • garantire la formazione specialistica per gli operatori dei Centri
- – sugli aspetti diagnostici
- – sugli interventi terapeutici, con particolare attenzione agli interventi di parent, child e teacher training
- – sulla terapia farmacologica, con particolare attenzione alla safety e agli effetti collaterali
- • attivare modalità di formazione permanente, anche attraverso la creazione di strumenti che
garantiscano il continuo scambio di informazioni quali mailing list, news letter, forum ecc
- • garantire la formazione necessaria ai Servizi territoriali di NPIA, per una appropriata presa in carico
dei ragazzi con ADHD e delle loro famiglie
- • garantire una adeguata informazione di base sull’ADHD a pediatri, scuole e famiglie dei diversi
territori
- • migliorare la conoscenza della modalità di invio e/o accesso ai Servizi in caso di dubbio di ADHD da
parte di pediatri, insegnanti e genitori
- • diffondere in modo capillare a pediatri ed insegnanti competenze specifiche inerenti l’ADHD,
essenziali per supportare le famiglie e gli interventi
- • predisporre e far circolare materiali informativi sull’ADHD (depliant semplici, libretti informativi,
materiali mirati su aspetti particolari della gestione ecc)
Sottoprogetto 3
Definizione di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi
Le attività previste dai sottoprogetti 1 e 2 e la presenza di incontri periodici di monitoraggio e confronto tra i
Centri di Riferimento per l’ADHD permetteranno la circolazione più rapida di informazioni e lo scambio di
buone pratiche tra i Centri, nonché l’individuazione comune di punti critici e la messa in atto di strategie di
miglioramento fattibili ed efficaci, punto di arrivo delle quali è la definizione di percorsi diagnostico-terapeutici
condivisi (e concretamente attuabili nelle singole realtà locali) per gli utenti con ADHD e per le loro famiglie
in Lombardia, in stretto raccordo con le associazioni dei familiari.
La contemporanea strutturazione di un network stabile tra i Centri di Riferimento per l’ADHD permetterà il
monitoraggio nel tempo dei percorsi condivisi, l’analisi delle nuove criticità man mano emergenti e la
tempestiva attivazione di interventi migliorativi coordinati e trasversali.
ATTORI E SCENARI DI COLLABORAZIONE
Il progetto qui delineato viene presentato dall’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza della Azienda Ospedaliera “Spedali Civili di Brescia” che assume la funzione di capofila, in
partnership con:
- 1. UONPIA AO Bergamo,
- 2. UONPIA AO Como
- 3. UONPIA AO Cremona
- 4. UONPIA Fondazione IRCCS “Cà Granda” Ospedale Maggiore Policlinico
- 5. UONPIA AO Fondazione IRCCS “Casimiro Mondino” Pavia,
- 6. UONPIA AO Garbagnate
- 7. UONPIA AO Lecco
- 8. UONPIA AO Legnano
- 9. UONPIA AO Lodi
- 10. UONPIA AO Mantova
- 11. UONPIA AO Fatebenefratelli
- 12. UONPIA AO Niguarda
- 13. UONPIA AO San Paolo
- 14. UONPIA Vallecamonica e Sebino
- 15. UONPIA Valtellina
- 16. UONPIA AO Varese
- 17. IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini (LC)
- 18. Laboratorio per la salute materno-infantile, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
COSTI
Il costo complessivo dei tre sottoprogetti è di 400.000 euro/anno, ed è opportuno per stabilizzare i risultati il
proseguimento su 3 anni, al termine dei quali ridefinire le attività.
I costi sono così suddivisi:
UONPIA AO “Spedali Civilidi Brescia” | | 40.000 |
17 UONPIA partecipanti | | 255.000 |
Attività di formazione,informazione e produzionemateriali informativi | | 45.000 |
Database, consulenza emonitoraggio Istituto MarioNegri |
| 60.000 |
Bibliografia:
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